Allegato a "Bare Faced-Messiah - Il Volto Nudo del Messia", biografia di L. Ron Hubbard di Russell Miller. Barbara Kaye fu l'amante di L. Ron Hubbard negli anni 1950/1951. © Traduzione in italiano a cura di Simonetta Po, 2001
"Barbara Kaye" (pseudonimo) divenne l'assistente alle pubbliche relazioni di L. Ron Hubbard nel 1950; era una graziosa biondina di vent'anni. Nel giro di breve tempo divenne la sua amante. Dalla sua posizione unica, nel corso dell'anno successivo fu testimone dei cambiamenti di Hubbard, della sua fulminea ascesa e della sua caduta. Nel 1986 venne intervistata dallo scrittore e giornalista britannico Russell Miller per il suo libro Bare Faced Messiah, la biografia non autorizzata del fondatore di Scientology. Quanto segue è la trascrizione delle due interviste di Miller. I ricordi della donna forniscono spunti illuminanti sullo stato mentale dell'epoca di Hubbard. Nella trascrizione vengono citate numerose persone, tra cui le più significative sono:
Chris Owen
In quegli anni stavo cercando lavoro nelle pubbliche relazioni e un'agenzia di collocamento mi indirizzò a Dianetics; [Ron] stava cercando un'assistente alle PR - qualcuno che si occupasse primariamente di rispondere ai volgari attacchi che la stampa stava sferrando contro Dianetics. Venni assunta. Hubbard stava nella vecchia villa del governatore tra la Adams e la Hoover - un tempo era la residenza del governatore della California. Eravamo nel 1950, all'apice del successo di Dianetics. Iniziai ad occuparmi di un sacco di faccende amministrative. Organizzavo le cose. Parlavamo moltissimo, mi chiedeva consigli su questo e su quello. A volte lavoravo fino a tardi e allora mi accompagnava a casa - vivevo con i miei genitori - e cosa tira cosa. Mi occupavo anche dell'assunzione del personale - gli trovai una segretaria. Ron mi fece un colloquio di lavoro. Avevo letto di lui e anche di Dianetics. Io avevo un diploma superiore in psicologia - Ron rifiutava le mie idee perché sapeva davvero poco di psicologia. Mi raccontò che prima di scrivere Dianetics, siccome ne sapeva così poco, era andato alla biblioteca dell'università di Chicago e aveva chiesto l'ultimo libro uscito sull'argomento - e quella era la sola cosa che avesse mai letto sulla materia. L'impressione che ebbi fu di un uomo molto creativo, intelligente ed eloquente. Aveva la voce roca, i capelli rossi e un viso largo e cadente, non era di sicuro ciò che si potrebbe definire un bell'uomo. Se l'avessi incontrato per strada non l'avrei guardato una seconda volta, ma era molto dinamico, aveva una personalità stupenda e sprizzava davvero magia. Trascorrevo gran parte del mio tempo a rispondere [agli attacchi della stampa] - Ron si serviva di un'agenzia che gli inviava tutti i ritagli dei giornali che parlavano di Dianetics, io scrivevo al giornalista replicando all'articolo e difendendo Dianetics. Trascorrevo tutto il tempo a scrivere a giornalisti e rubriche varie. Nessuno aveva mai nulla di buono da dire. In ufficio c'era sempre molto da fare. Ron aveva un sacco di problemi organizzativi e politici con persone in cerca di potere. Non si fidava di nessuno e aveva molti problemi sulla costa orientale, faceva nomi tipo quello di Art Ceppos [editore di Dianetics: the Modern Science of Mental Health]. Pensava che stessero cercando di fargli le scarpe per prendere il potere. In seguito ci fu un periodo in cui per una qualche ragione non poteva avere accesso ai suoi soldi, così quando le cose cominciarono a rallentare pagai di tasca mia un annuncio su un giornale per un corso di addestramento. Ron era molto depresso, davvero a pezzi. Non so perché non potesse accedere ai suoi soldi. Le royalties gli dovevano fruttare milioni di dollari, ma erano tutti intestati alla Fondazione. In ufficio c'era un sacco da fare ma non in modo febbrile. Ron non era un capo assillante, le cose scorrevano bene. Aveva molti problemi personali con la moglie. Non so che rispondenza ci fosse tra i suoi racconti e la realtà vera. Posso solo riferire ciò che mi disse. Mi raccontò che una volta... All'epoca ero molto giovane e non mi preoccupavo molto delle mogli degli altri. Non ci pensavo proprio. Trascorse con me la notte di Capodanno anche se sarebbe dovuto andare ad una festa con la moglie; mi disse che non era tornato a casa e che lei aveva tentato il suicidio. Poi ci fu il rapimento di Alexis [Hubbard] e così via. Dopo che rapì Alexis... Conoscevo molto bene Miles [Hollister] e mi sorpresi molto quando in seguito si mise con Sara. Quando successe tutto quello scompiglio e sui giornali ci fu tutta quella pessima pubblicità per il fatto che Ron s'era portato via Alexis persi le sue tracce per un po'. Ron era andato a casa e aveva trovato Miles a letto con Sara, e fu allora che si prese Alexis; pensava di avere ogni giustificazione per farlo. Disse che i due cercavano di farlo rinchiudere in manicomio, temeva che l'avrebbero fatto internare. Quando scomparì sapevo soltanto quello che riportavano i giornali. Lo risentii quando ormai era a Wichita, quando viveva con il barone del petrolio [Don Purcell]. Iniziò a mandarmi lettere e volle che lo raggiungessi laggiù. Ci andai, Ron sembrava un Howard Hughes alla fine, era davvero caduto in una profondissima depressione. Aveva le unghie lunghe e ricurve, i capelli ispidi. Mi raggiunse in hotel ed era davvero in pessimo stato, tremava, aveva l'aspetto di qualcuno che dovrebbe stare in manicomio. Mi disse... mi disse che voleva sposarmi, mi comprò un anello, ma ormai sapevo che era un uomo profondamente disturbato che non avrebbe mai funzionato, e il giorno dopo me ne andai. Poi persi completamente i contatti con lui, fino in tempi recenti. Mi sentivo un po' in colpa per aver dato a Jerry [Armstrong] quei documenti, e i giornali speculavano sul fatto che fosse vivo o morto. All'epoca della mia cotta per Ron avevo scritto un sacco di poesie, ero molto innamorata, era un uomo affascinante. Sapevo che era vecchio e malato e pensai che fosse un bel gesto mandargli quelle poesie, così gli scrissi una lettera. Mi rispose in modo molto dolce e carino.
La nostra relazione era iniziata una sera in cui mi aveva accompagnata a casa e in macchina mi aveva dato il bacio della buonanotte. Iniziò tutto così. Ci misi un po' prima di capire che era un uomo disturbato. Era molto paranoico e quando eravamo in strada andava a razzo, così gli chiedevo «perché cammini così svelto?». Lui mi guardava da sopra la spalla dicendo «Ma non ti rendi conto di che cosa significhi essere un bersaglio?». Pensava di essere continuamente braccato dall'American Psychological Association, dall'American Medical Association, dalla CIA, da dei killer... pensava di essere braccato da tutti. E questo avveniva molto prima che l'IRS iniziasse a stargli dietro. A quel tempo nessuno lo braccava, ma sicuramente lui era maniaco. Quando andai a lavorare per lui aveva appena ingaggiato un tizio che aveva fatto parte del dipartimento di polizia. Ron sottoponeva chiunque lavorasse per lui ad un test alla macchina della verità per scoprire se avessero programmi contro di lui. Anche io feci il test. L'uomo che lo amministrava faceva sempre un po' lo spiritoso, e l'ultima domanda che poneva alle donne era «sei vergine?». La prima volta in cui feci una diagnosi clinica di Ron mi trovavo a casa sua. Aveva una casa su Mel Avenue. Mi chiese di andare da lui e lo trovai molto depresso. Secondo me non c'erano dubbi sul fatto che fosse un maniaco depressivo con tendenze paranoiche. Molti maniaci sono persone incantevoli e apparentemente produttive, fanno tutte queste cose meravigliose ed hanno una forte autostima, e parlano, parlano, parlano, sono davvero sopra le righe. Nel suo stadio maniaco Ron era proprio in quel modo - era enormemente creativo e produttivo, aveva un grande senso di onnipotenza, parlava sempre per schemi grandiosi. Il suo caso era estremamente interessante perché faceva diventare vere le sue fantasie. Diceva che avrebbe sempre desiderato fondare una religione, come Mosè o Gesù. Lo raggiunsi a Palm Springs - era molto letargico. Era in un vicolo cieco editoriale, non riusciva a lavorare sul libro, era bloccato. E mi chiamò per quel motivo - sperava che riuscissi a tirarlo fuori dal blocco dello scrittore. Stava a letto tutto il giorno piangendosi addosso e bevendo moltissimo. Beveva tanto, ma lo reggeva bene. Non l'ho mai visto bere nel senso di perdere il controllo. Era molto triste e letargico. A volte si sedeva al piano, suonava qualcosa, improvvisava. Aveva una voce flebile e triste e un viso sconsolato. Agendo di intuito usai una tecnica per fargli fare un piccolo passo alla volta, dividere il problema in piccole parti. Avevo qualche foglio di carta da macelleria e gli dissi «guarda, non devi scrivere, tutto ciò che devi fare è sederti alla scrivania e guardare la carta; quando ne hai avuto abbastanza ti alzi e te ne vai». Il primo giorno sedette lì per dieci minuti, poi sempre di più, la storia andò avanti per diversi giorni e poi un bel giorno prese la matita e iniziò a scrivere. E quello fu l'inizio di Scientology. Avevo cominciato a leggere Freud a 12 anni, ma lui rifiutava le mie idee, rimanevamo a parlare in cucina anche fino alle 3 di notte. Ma quella volta si eccitò molto, ritrovò l'entusiasmo in quanto stava facendo e ricominciò a lavorare. Questo accadde prima dell'episodio di Alexis. A Los Angeles Ron viveva nella zona di Western Ave., dalle parti di Wilton. Fui io a trovargli la casa su North Curzon, per lui, la moglie e la bambina. Non so dove viveva quando iniziai a lavorare per lui. Non parlava mai di Sara, non so che cosa stesse accadendo a quel matrimonio. Una volta trascorremmo un fine settimana a Malibu e sulla via del ritorno si fermò a comprare un mazzo di fiori per la moglie. Disse che quando si sentiva giù, con il morale a terra lei gli diceva: «perché non prendi e passi un fine settimana con qualche bella ragazza?» Mi aveva raccontato come lui e Sara si erano conosciuti - ma non so se gli ho mai creduto. Mi disse che era andato ad una festa, si era ubriacato e al mattino, svegliandosi, si era ritrovato Sara nel letto. Una volta accompagnai Ron in un giro di conferenze a San Francisco, stavamo a casa di un avvocato che lavorava per lui. La moglie di qualcuno, non ricordo chi, lo attrasse in cucina; li trovai mentre si baciavano. Ron era un donnaiolo, per lui ogni donna attraente era una preda. Mi raccontò cose davvero bizzarre, ma ci credevo a metà. Credo che gli engram che stava percorrendo fossero per il 90% delle fantasie. Mi raccontò che sua madre era lesbica e l'aveva trovata a letto con un'altra donna, che sua madre aveva tentato di abortirlo - stava percorrendo tutti questi engram ma io li attribuivo alle sue paranoie. Non credo che avesse mai fatto grosse ricerche, salvo leggere quel libro di psicologia. Aveva letto una rivista tedesca della fine degli anni '10 in cui veniva citato un engram, sapeva che qualcuno aveva scritto a proposito di engram. L'idea che la ripetizione fosse un sistema efficace per ridurre la tensione su episodi molto carichi fu di Joseph Wolpie. Ciò che Ron stava facendo in Dianetics, senza saperlo, era la desensibilizzazione. Credo che fosse inciampato in quella roba del tutto incidentalmente e intuitivamente. Non era una persona che avesse letto molto - ma non si faceva scrupoli. Aveva una immaginazione incredibile, era tremendamente creativo. Credo che fosse stato scartato dalla Marina per problemi medici, e credo che l'avessero fatto perché sapevano che era pazzo. Penso che all'ospedale avessero provato a fargli l'elettroshock, perché nei confronti di quel trattamento aveva una repulsione fortissima, e credo che essa derivasse dalla sua personale esperienza. Penso che a un certo punto fosse stato riconosciuto come persona disturbata. E penso che nel primo libro di Dianetics si sia inventato un sacco dei casi di cui ha raccontato. Non era un accademico e non ha mai fatto ricerca. Mi ero presa una cotta molto forte per lui e avevo detto alla mia compagna di stanza - avevamo un appartamento a Beverly Hills - «se dovessi mai dirti che sto per sposare questo tizio voglio che mi leghi stretta e mi impedisci di uscire dalla porta, perché è davvero un folle». Ma non mi fidavo di me stessa, ero terribilmente affascinata da lui e sarei andata avanti, l'avrei fatto. Era una personalità magica, un uomo delizioso e pieno di charme. Parlava di continuo ed era interessante, eloquente, brillante, divertente, dinamico. Alle feste dominava tutti - tutti lo stavano ad ascoltare, amava essere al centro dell'attenzione. Avevo una relazione con lui e un bel giorno ricevo un telegramma in cui mi dice che mi licenzia e «ti consiglio di lasciare l'organizzazione». Rimasi scioccata, ecco l'uomo con cui stavo vivendo una grande storia d'amore, e poi mi ritrovo licenziata. Molto più tardi mi spiegò che io avevo chiamato casa sua chiedendo di lui, e Sara gli aveva dato l'impressione che le avessi raccontato della nostra storia. Cosa che non avevo mai fatto. E quella fu la sua spiegazione per il telegramma. Una sera, proprio nel mezzo della nostra relazione, facemmo un'uscita a quattro. Ron e Sara, Miles ed io. Credo che Sara sapesse quanto stava accadendo. Fu molto ostile nei miei confronti. Stavamo parlando di pistole e mi disse che ero il tipo da usare una Saturday Night Special. Cenammo assieme. Avevo conosciuto Miles alla Fondazione. Dopo aver rotto con Ron presi un appartamento da sola a Beverly Hills, su Dale Drive. Fu dove Ron trascorse una notte di Capodanno. Avevo solo vent'anni. Ebbi anche una mezza storia con Miles - era un ragazzo molto bello, molto attraente. Nastro numero due: Ron era psicotico, un maniaco depressivo con tendenze paranoiche. Non credo che Mary Sue [Whipp] fosse a Wichita nel periodo in cui andai là. Credo che la loro storia sia iniziata dopo la mia partenza. Ron mi aveva sistemata in un hotel perché Don Purcell non voleva che mi si vedesse in giro. Non gli piacevo. Ron mi disse che dovevamo mantenere il segreto sulla mia visita, e che Purcell gli aveva dato 50 dollari per pagarmi l'albergo. Credo di essere rimasta soltanto una notte, quell'uomo mi faceva paura. Ron mi aveva mandato un telegramma chiedendomi di sposarlo. Mi aveva chiesto di raggiungerlo a Wichita offrendomi niente di meno che un onorevole matrimonio. Mi comprò anche un anello. Quando arrivai rimasi scioccata dal suo aspetto. Si era visibilmente deteriorato, sia fisicamente che emotivamente. Era estremamente trasandato, viveva come un barbone. Era molto depresso, parlava in tono monotono, sempre sull'orlo delle lacrime. Non uscii mai dall'albergo salvo che per andare con lui dal gioielliere a comprare l'anello. Gli dissi che me ne andavo - pensavo di non poter fare nulla per lui e non volevo mettermi tra lui e il suo protettore Purcell. Mi sentivo molto distante da lui, era così strano; era come una persona diversa. Il più delle volte quando stavamo insieme lui parlava e io ascoltavo. Mi parlò di Polly, mi disse che faceva la sceneggiatrice a Hollywood e che amava i cavalli. In tutto il periodo della nostra relazione non disse mai che Polly gli aveva dato dei figli. Appresi che aveva un figlio maschio soltanto quando lessi la cosa sui giornali. Mi parlò di suo nonno che reggeva bene i liquori, che aveva un violino con una testa di negro incisa sul manico. Non parlava mai della famiglia con tono d'affetto. Non parlò mai di suo padre. Era un personaggio, era come guardare un attore affascinante recitare un ruolo sul palcoscenico. Quando ero con lui non mi annoiavo mai. Era una personalità spumeggiante, faceva tutto ciò che gli passava per la testa ed era questo a renderlo così affascinante. Le persone maniache hanno questa energia enorme - è il carburante per pensieri e chiacchiere. Era carismatico, trasmetteva una sorta di energia. Quando prese Alexis venne alla villa sulla Hoover. Stavo lavorando. Era depresso, lo capii da come camminava - testa bassa, trascinando i piedi. Gli trovai una segretaria ma non la voleva intorno e mi disse di licenziarla. Lei mi disse che contando sul primo stipendio si era comprata una gabbia per canarini e per me fu molto duro lasciarla a casa. Glielo dissi, e Ron molto tranquillamente mi rispose «se l'avessi saputo le avrei comprato il canarino». Avevo un impermeabile color mostarda e lui mi vietò di indossarlo. Lo odiava, non sopportava quel colore, gli ricordava qualcosa che aveva a che fare con il servizio militare. Era il colore a disturbarlo. Mi disse «ti pago un ottimo stipendio - credo ti possa permettere di gettar via quell'impermeabile».
Dal diario di Barbara: 12 settembre 1950
Poi, dopo aver sentito parlare dell'arrivo della Signora Hubbard, trovare in modo discreto ma decisivo sulla mia scrivania della Fondazione il mio profumo nella sua scatola di velluto blu e il mio spazzolino, accuratamente riposto nella sua scatola di plastica. In ufficio, con la moglie presente alla Fondazione, Ron si è avvicinato alla mia scrivania sussurrando «mi manchi». La chiama "puttanella" e la guarda come un bambino colto con le mani nella marmellata. Ha avuto addirittura l'audacia di invitarmi a cena con loro. Continua a lanciarle frecciatine. Non si è fatto sentire durante il week end, nemmeno una parola. Gelo in ufficio, quasi maleducazione. Ho assunto una receptionist a 40 dollari la settimana - lei, contando sul primo stipendio, ha acquistato una gabbia per parrocchetti, poi Ron ha deciso che non la voleva più e ho dovuto licenziarla.15 ottobre Il 20 settembre in treno a San Francisco per una conferenza. Aveva mandato sul posto un tizio per organizzare la cosa. C'era questo tizio dalla faccia rubiconda assunto per fare i preparativi per la conferenza di SF. La moglie l'ha baciato alla stazione. All'inizio eravamo entrambi distanti e a disagio. Ha trascorso molto tempo nella carrozza bar a bere. A SF siamo andati al barbecue party di un avvocato; sua moglie in cucina gli ha fatto delle avance e Ron l'ha ricambiata. Avevamo stanze separate - Ron voleva che lo raggiungessi ma ho rifiutato e la sua reazione è stata improvvisa e violenta, molto paranoica. È andato in collera e ha detto «sono tutti contro di me».Le cose andarono meglio a Oakland. Affittò un attico - ero sempre con lui e si era un po' reinnamorato di me, lo sentii vicino come mai prima. Beveva troppo e la sua parlantina cresceva di conseguenza. Per lo più mi raccontò storie grottesche sulla sua famiglia e l'odio per sua madre, mi disse che la madre era lesbica e una puttana. Gli piaceva molto il nonno, un gran bevitore che suonava un violino con una testa di negro scolpita sul manico. Suo padre era un marinaio - un radiotelegrafista che mandava comunicazioni dalla nave, era imbarcato sulla Kansas City Star. Mi disse di sospettare che il padre fosse figlio illegittimo. Dopo aver partorito, la nonna era stata buttata fuori di casa e aveva trovato rifugio in un istituto di beneficenza. Il ranch della famiglia di sua madre era a Tilden, in Nebraska. È un uomo molto infelice, Mi ha detto che prima di incontrare me l'unica cosa su cui negli ultimi anni ha riversato un po' di affetto è stato un gatto, anche se era sposato con Sara.A Oakland dopo la conferenza Ron venne avvicinato da un vecchietto - forse l'ultima persona ancora vivente ad aver conosciuto Freud. Il suo nome era Joseph von Urban. Disse a Ron: «non si scoraggi e non si lasci abbattere dalla stampa o dalle critiche. Anche Freud a suo tempo fu calunniato». Ron ne fu terribilmente impressionato. Lo scorso fine settimana mi ha portata a Malibu vantandosi che sua moglie gli aveva preparato la valigia e gli aveva detto di trascorrere il fine settimana con una bella ragazza. Mi ha parlato di Alexis dicendo che ero la sola persona che conoscesse che lo potesse capire. Ha bevuto moltissimo, credo fosse whisky. Ha dormito per quasi tutto il giorno seguente.5 novembre Due settimane fa ho ricevuto una sua lunga lettera. E una lunga telefonata dal Kansas.27 novembre Era profondamente disturbato a livello emotivo. Mi ha detto di non essere in grado di scrivere una sola parola, e non riesce a rimettersi dall'engram provocatogli da Sara il giorno in cui lei ha preso dei sonniferi e gli ha detto che le avevo telefonato chiedendo di lui per questioni di lavoro. Ha insinuato che le avessi raccontato qualcosa della nostra relazione, e che questo avesse scatenato il suo tentato suicidio. Frank Dessler sta cercando di farmi lo scalpo e ha detto a Ron che non sono adatta a lui. Dessler mi ha detto: «lui si sceglie i giocattoli, ci gioca e quando si è divertito abbastanza li rompe e li scaglia fuori dalla finestra».Due giorni ricevetti un suo messaggio telefonico via Western Union: «Ti consiglio di dimenticarti di me e della Fondazione. Ron». Miles Hollister era un giovane e attraente funzionario [della Fondazione] di Elizabeth. Ted Addison, uno dei discepoli di Hubbard, mi spingeva ad essere disponibile con Ron, a cercare di capirlo. «Ron ha molto bisogno di te. Cerca di non pensare a lui come a un caso clinico ma come a un uomo con un ideale che non lascia scampo a chi sospetta essere nemico suo o della sua causa. Un uomo con un ideale deve difendere il suo ideale gelosamente. Se è crudele non significa che sia paranoico, ma lo è per il bene del suo ideale, non per se stesso. Un uomo di quello stampo ama una donna soltanto se essa è parte del suo ideale». Alla festa di Natale della Fondazione Ron mi venne a cercare e ballò con me. Gli dissi: «dottore, ho bisogno di una sua consulenza. Che cosa farebbe con una pre-clear che continua a sognare di venire a letto con lei?» E lui: «Stavo pensando di iniziare una serie di esperimenti empirici sui risultati della sostituzione del sogno con la realtà». Nel gennaio del 1951 mi scrisse diverse lettere dal deserto - aveva bisogno di me e mi amava. Giunsi a Palm Spings in autobus il 3 febbraio del 1951. Capii subito, dal modo in cui veniva verso di me alla stazione dei pullman, che era stato più malato di quanto credessi. Parlò di nuovo di conquistare il mondo. Era rimasto chiuso in casa, aveva imparato a strimpellare il piano e suonava melodie di sua composizione. Non riusciva assolutamente a lavorare al libro che sarebbe dovuto uscire quello stesso mese. Era disperato. Penso che stesse percorrendo degli engram - era più psicotico che mai. Mi disse che Sara l'aveva ipnotizzato mentre dormiva, comandandogli di non scrivere. Sara gli aveva detto di tenersi alla larga dalla Fondazione, e a Elizabeth il Dott. Winter e gli altri avevano messo un topo nel suo bicchiere di latte. E questi erano tutti i suoi engram. «Sai Barbie» mi disse, «mi piace molto il latte. Sono sempre pronto per berne un bicchiere». Poi avevano cercato di fargli un'iniezione letale inserendogli un ago nell'occhio e nel cuore. Mi disse che erano questi gli engram che stava percorrendo. Dick de Mille lo stava audendo, e questi erano gli engram che stava percorrendo. E quello, secondo lui, spiegava i suoi somatici al cuore - il suo dolore al cuore. Gli avevano detto (Winter e quelli di Elizabeth) che non avrebbe mai più scritto. Lo feci parlare delle sue nuove idee. Trascorremmo un sacco di tempo parlando di metafisica. Tre giorni dopo era di nuovo regolarmente al lavoro sul libro. Era nuovamente entusiasta, cantava e scherzava di continuo. Passammo ore e ore in cucina parlando, ridendo e discutendo nuove idee, fino a tarda notte. Mi parlò di che cosa avesse intenzione di fare agli psichiatri. Di come avesse portato in tempo presente una psicotica nello studio di uno psichiatra, e che lo psichiatra gli aveva detto «se pensa di aver curato questa donna lei è matto. Se lei sostiene di curare la gente con questo tipo di cose, se non sta attento noi la facciamo rinchiudere». E rideva, rideva. Poi, strappando con indignazione una coscia di pollo, mi disse: «Sono venuti tutti da me e mi hanno detto che ero uno psicotico. Hah. Mi hanno chiamato paranoico. Ci pensi?». Mentre mi raccontava quelle cose mi si è gelato il sangue. Ho faticato a trattenere le lacrime. Non è una cosa che lacera il cuore quando senti dire certe cose alla persona che ami, e quando hai sempre saputo che è uno psicotico e un paranoico?Il periodo trascorso a Palm Springs fu meraviglioso. Ron mi abbracciava e baciava. Da molto tempo non lo vedevo così felice e allegro. Anche io ero felice, perché avevo reso felice Ron. Nel giro di tre settimane fece i bagagli e tornò a Los Angeles - sentivo che qualcosa bolliva in pentola. Ero direttore delle pubbliche relazioni e addetta stampa della Fondazione. Dopo una settimana mi venne a cercare, passeggiò su e giù davanti ad un camino spento in una stanza vuota e mi disse che Sara era in una spirale psicotica, che Miles Hollister l'aveva sedotta. Aveva trovato lettere, e Miles stata complottando con Ceppos e Winter ed altri, e complottavano per prendere il controllo della Fondazione. Il giorno dopo si presentò pallidissimo, spettinato, depresso e sconvolto. «Per favore, non chiedermi nulla. Sto molto, molto male. Me ne vado un po' di giorni nel deserto, da solo. Le cose si mettono molto male. Non sto per niente bene.» Il rapimento avvenne il giorno dopo. La Fondazione aveva sede nella vecchia villa del Governatore tra la Adams e la Hoover. In seguito Ron mi raccontò la "vera storia". Il venerdì, prima di andare nel deserto, seguendo una intuizione si era fermato all'appartamento e aveva scoperto che Sara e Miles stavano progettando di farlo rinchiudere in manicomio da uno psichiatra di San Francisco. Aveva avuto uno scontro con Miles, minacciandolo di morte, ed era fuggito con Sara. Le sole cose che all'epoca sentii dire furono che era stato interrogato dall'FBI di Chicago, poi dal Procuratore Generale di Washington DC, poi era tornato a Elizabeth. La Fondazione di Los Angeles fece bancarotta e a quella della costa orientale fu ordinato di chiudere. Avevo i suoi vestiti, ma nessuno aveva notizie di lui. 19 aprile 1951 Ron ha chiamato da Wichita, aveva terminato il libro all'Avana. Mi ha detto che non era legalmente sposato. La sua prima moglie aveva ottenuto il divorzio solo nel '47, ma lui si era risposato nel '46. Secondo lui Sara era una ex detenuta di Tahatchapie (un carcere femminile nel deserto) ed era una tossicodipendente. Mi ha detto che mi ama e di raggiungerlo a Wichita.28 aprile Ho telefonato a Ron a Wichita. Mi ha risposto Jack Molony di Elizabeth e mi ha detto che lui è malato. Gli ho mandato un telegramma: «Pensi che possa essere d'aiuto? Gli faccio da infermiera se necessario. L'ho già aiutato molte volte in passato».29 aprile Ho ricevuto un telegramma di Ron: «Sono stato molto malato. Credo di non poterti offrire niente di meno di un onorevole di un matrimonio. Se lo prenderai in considerazione devo doppiamente chiarire il mio status per essere sicuro. Scrivimi presso la Omega Oil Coy di Wichita. Con tutto il mio cuore, ti amo, Ron».30 aprile Mia lettera a Ron: «Mio carissimo amore, perché non dai istruzioni a qualcuno di chiamarmi quando sei malato? Non sai forse che la mia più grande gioia è accarezzare la tua ampia ed eroica fronte? Perché mai avrei le mani? Per far riposare le tue stanche dita tra le mie. Perché mai sarei forte? Per baciare i tuoi occhi stanchi e quel caro volto. Perché mai avrei labbra e gentilezza? Se il tuo cuore sanguina è perché è stato spezzato. Caro, caro Ron, se l'amore può spezzare il cuore dell'uomo, può anche ripararlo. Il tuo deve essere rigenerato con il mio amore, e crescerà più forte... accetto tutto di te, totalmente, come nessuna donna prima d'ora ti ha mai accettato, conosciuto e amato. Caro, stai tranquillo. Insieme saremo forti. Devotamente tua, Barbie».1 giugno Sono andata a Wichita. Ho accettato un anello di fidanzamento da lui, ma quando sono tornata mi sono resa conto del mio errore.Non ho mai conosciuto Mary Sue. Non so se quando sono andata a Wichita c'era anche lei.
Sara: Non la conoscevo a fondo. Pensavo che non fosse particolarmente attraente. Sesso: Convenzionale. Molto gentile, paziente e dolce. Quando era in sé era un uomo adorabile, molto gentile. Avevo un diploma superiore in psicologia. Già prima del college avevo letto tutta l'opera di Freud. Sono sicura che l'interesse di Ron per gli engram fosse scaturito della consapevolezza delle proprie mancanze e dai tentativi di risolvere i suoi propri problemi. Ron mi disse di aver sentito per la prima volta la parola "engram" in un libro del 1915 scritto da un tedesco. Ciò che di notevole, storicamente, si può dire di lui come uomo è che coltivava questa fantasia di governare il mondo con il suo ideale, e divenne molto potente, governò il suo piccolo mondo privato. Viveva in un mondo che egli stesso si era creato. |
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